Un capolavoro di ingegneria

UN CAPOLAVORO DI INGEGNERIA
La Natura si sa, è capace di stupirci oltre ogni immaginazione. È capace di creare dei capolavori.
Il galgo, o più genericamente il levriero, è uno di questi capolavori.
Quando pensi ad un levriero, pensi alla velocità. Per rendere così veloce un levriero (72 km/h) la Natura ha fatto un gran lavoro. A partire dalla struttura pensata per essere il più aerodinamico possibile, addirittura le orecchie fungono da timone durante la corsa.
La corsa di un levriero è più simile a quella di un ghepardo che un cavallo, pensate che in corsa rimane sospeso (nessuna zampa tocca terra) per la maggior parte del tempo. Durante lo scatto passa in un attimo da 60 battiti a 320 battiti al minuto, e questo lo può fare grazie al suo immenso cuore, mediamente grande il doppio rispetto ad altre razze e che può arrivare a rappresentare l’1.7% del suo peso totale.
Questo cuore pompa un’immensità di sangue, sangue che rappresenta l’11% del volume totale (molto di più di un cavallo ad esempio, e come nessun altro cane). Il suo sangue è ricchissimo di globuli rossi per permettere l’ossigenazione dei muscoli in maniera rapida. A proposito, lo sapevate che questa caratteristica unita ad altre, fa sì che talvolta i veterinari interpretino male le analisi pensando ad un cane malato, inoltre, sempre questa caratteristica, fa sì che l’assorbimento di alcuni medicinali, sia differente da altre razze, per questo è sempre raccomandabile rivolgersi a veterinari che conoscono bene la razza.
Un levriero arriva a dormire fino a 18 ore al giorno. In realtà non è pigrizia ma un modo per ricaricarsi ed essere pronti a correre. Un levriero è più lento ad esempio di un ghepardo, ma può mantenere la velocità massima per molto più tempo.
Questo capolavoro di ingegneria, ci accompagna da millenni, i primi dipinti rappresentanti un levriero durante una battuta di caccia, sono stati trovati all’interno di grotte risalenti all’età del bronzo.
Ora comprendete il termine “figli del vento”?
Ma si sa, l’uomo talvolta non è capace di apprezzare la natura, e queste peculiarità sono diventate la rovina di questa magnifica razza, generando sfruttamento e dolore.
Ma loro sono stoici, e nonostante tutto continuano ad accompagnarci nel nostro cammino.
Nicola Panarelli